giovedì 10 maggio 2012

Thor and Loki: Blood Brothers

Ieri sera sono andato a vedere The Avengers.
Il film è figherrimo, intenso, dialoghi spettacolari, effetti speciali che te li spiego e una caratterizzazione di tutti i personaggi in un modo magistrale, considerati i circa 140 minuti di film. In relativamente poco tempo tutti i prota/anta(gonisti) escono bene bene bene.
Joss Whedon che qui veste i panni di regista, soggettista e sceneggiatore è davvero un figo. L'ho amato in Firefly e in Serenity e mi fermo qui perchè ho sempre e profondamente odiato Buffy.
MA non è di The Avengers che voglio parlare, bensì di una graphic novel uscita circa un anno fa che ieri a forza o a ragione mi è tornata in mente: Thor and Loky Blood Brothers.
Dico a forza o a ragione per una frase che sia Nick Fury che Tony Stark rivolgono a Loki. In pratica gli dicono, anzi affermano che lui (Loki) non può vincere perché è nella sua natura.
La sua natura è essere sconfitto.
Andiamo con ordine.
T&LBB è un fumetto in movimento (motion comic ci dice wikipedia) in quattro parti direttamente tratto dalla miniserie Loki di Robert Rodi. Di fatto è molto molto molto simile alla miniserie, caratterizzato da immagini statiche, stile sfumato e grandi approfondimenti sulla mitologia norrena marveliana.
Loki siede sul trono di Asgard, ha sconfitto suo fratello Thor che già all'inizio del primo episodio giace sconfitto, in catene mentre viene trascinato in prigione.
Loki ha intrappolato tutti gli Aesir principali, Baldr, Sif, Odino.
Loki è sceso a patti con Hel.
Loki ha intessuto inganni (ma va?) e raccolto alleati che ora reclamano la ricompensa.
Loki ha vinto.
Quindi iniziamo dalla fine, o meglio, da quando il dio dell'Inganno ha già corrotto, spodestato, ingannato e quindi conquistato il trono di Asgard.
Gli manca una piccola cosa da fare, pagare pegno ad Hel regina degli inferi che brama qualcosa che persino il dio dell'Inganno fatica ad accettare.
Loki fa visita nelle prigioni del palazzo di Odino, dove, nel confronto coi prigionieri vengono svelati i retroscena della sua salita al potere. L'inganno con Baldr, i capelli di Sif, la sconfitta di Odino.

Di fatto Thor and Loki è un titolo fuorviante. Thor c'è poco, qui si parla di un dio ingannatore e ingannato. Loki, complesso, perfido, furbo ma anche vittima, diverso. Reso malvagio. Reso cattivo.Non è il figlio di Odino. Schernito per la sua deformità, la sua diversità la sua estraneità.
La domanda è stata proposta diverse volte in diversi contesti: è la nostra natura a renderci buoni o cattivi o l'ambiente, il contesto? Siamo frutto della nostra natura o della nostra cultura?
Pur con tutte le cautele con cui maneggiare concetti come buono e cattivo, ci troviamo davanti alla domanda che tormenta il dio. Di fatto Loki è un dio, non un uomo e non sembra poter cambiare il suo destino. Loki rappresenta qualcosa e cambiare significherebbe non rappresentare più se stessi, quindi cessare di esistere.

Uno degli Aesir dirà a Loki che ha visitato molti universi, molti mondi. E in ogni mondo ha visto un Loki un po' diverso, a volte più giovane, a volte più vecchio, a volte era una donna. In ogni dove però, in ogni mondo, Loki, alla fine veniva sconfitto, perché questa è la sua natura.
Questa rivelazione è colta con scherno all'inizio ma colpisce il dio nel profondo.
Ci sarà spazio per redimersi e cambiare il proprio destino?
La visione di questa miniserie dai profondi risvolti esistenziali darà le risposte.

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