giovedì 3 maggio 2012

La grande saga del Capitano Shepard

Shepard, per i pochi che non lo sapessero, è il personaggio principale di una saga fantascientifica chiamata Mass Effect.
Di fatto questo post è rivolto a chi come me ha completato ed amato questo capolavoro dell'intrattenimento.
Siamo dalle parti di un prodotto che fonde in modo perfetto cinema, letteratura e videogames. E di altissimo livello
Ho da pochi giorni finito il terzo e ultimo capitolo della saga iniziata nel lontano 2007 e sono rimasto con una sensazione di disagio. Come se un caro amico partisse per sempre.
Ho letto in vari punti della rete che il finale di Mass Effect è piaciuto a pochi. So che esiste un gruppo, mi sembra su Facebook, per convincere Bioware a cambiare il finale. E forse Bioware accetterà di farlo. Forse.
Spero sinceramente di no.
A prescindere da tutti questi interessi marginali (personalmente non sono un fan del lieto fine) credo che Mass Effect abbia raggiunto, nello svolgersi dei tre capitoli principali, dai quali escludo i vari DLC, dei livelli eccellenti in termini di gioco di ruolo.
La caratteristica principale della serie riguarda le decisioni: scelte fatte nel gioco del 2007 hanno conseguenze nei due capitoli successivi. Personaggi con cui si hanno avuto rapporti di amicizia, amore o conflitto modificheranno il loro comportamento negli sviluppi successivi. In pratica Mass Effect è un unico immenso videogame lungo un lustro.
Trovandomi a finirlo pochi giorni fa, mi sono fermato a pensare al fatto che certi percorsi che stavo seguendo erano il risultato di scelte fatte da me cinque anni prima. In fondo non molto diverso da quella che è la vita reale.
Parlando di scelte e avendo in mano il destino della galassia, si sente un certo peso.
Perchè prima di tutto Mass Effect è un gioco di ruolo e come tale andrebbe affrontato. I personaggi escono dallo schermo, i dialoghi sono epici e veri, ci si affeziona e le scelte compiute hanno un peso sulla loro esistenza. La morte di un compagno di Shepard è davvero la morte di qualcuno.
Mass Effect, per essere goduto appieno, quindi, richiede la totale immersione, il totale coinvolgimento. Il credere svincolato da qualsiasi appiglio razionale che si è realmente l'unico individuo in grado di salvare la galassia. Di essere un individuo le cui scelte avranno conseguenze a livello interplanetario.
La saga è finita e forse, per necessità commerciali andrà avanti con finali estesi, DLC, alternate endings eccetera eccetera. La macchina dei soldi è a ciclo continuo anche quando, di fronte ad un prodotto di tale livello, dovrebbe fermarsi.
La mia personalissima saga (perchè ogni esperienza con questo gioco è unica) è finta.
Ci sono diversi finali in base alle succitate scelte. E il finale che mi è capitato trovo che sia, per certi versi, coerente sia con la natura stessa della storia, oltre che con una curiosa coincidenza; poco prima di iniziare l'ultimo capitolo ho letto un libro di Charles Stross intitolato Accelerando. Un libro di cui mi piacerebbe parlare più in la. Un libro che affronta molti temi trattati anche dall'epica saga di Bioware.
Pur muovendomi al limite dello spoiler mi sento in dovere di citare Shepard che per difendere il diritto alla vita dei Geth, un'intelligenza artificiale totlamente autocosciente dagli attacchi ideologici dei Quarian, afferma "questa è vita, non importa su quale piattaforma gira".
Una piccola curiosità: pochi giorni fa ho letto  che il doppiatore di Stargazer, il narratore che scruta il firmamento dopo i titoli di coda, sia Buzz Aldrin, qualcuno che con i viaggi spaziali ci ha avuto a che fare.
Grazie a Mass Effect ho viaggiato in tutta la galassia.
E l'ho resa un posto migliore.

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