A volte capita di vedere dei film che riescono a stravolgere
il punto di vista su cose che vanno oltre l'intrattenimento.
A me è capitato con questo "Cesare deve morire".
Si tratta della rivisitazione di una delle tragedie più
famose di Shakespeare, il Giulio Cesare appunto.
Il film parla appunto della realizzazione dell'opera, della
messa in scena, da parte di un gruppo di detenuti inseriti in un programma
creativo/didattico. Detenuti del carcere di Rebibbia, gente che ha fatto cose
pesantissime. Il fatto è che questo film è quasi un documentario, dato che gli
attori sono veri e propri detenuti e non attori professionisti.
Ho cominciato a guardare il film sapendone poco e nulla. Ero
attratto dal fatto che fosse tratto da un'opera di Shakespeare, tra l'altro una
delle mie preferite. Sapevo che era tratto dal Giulio Cesare e che era
ambientato in un carcere e inizialmente pensavo ad una sorta di parallelismo
tra Cesare che si fa tiranno e viene ucciso con una storia di un detenuto che
acquisisce sempre più potere in carcere e viene ucciso dai suoi fidati
collaboratori. Una roba un po’ più grezzamericana insomma.
Invece no, si tratta della vera e propria realizzazione
dello spettacolo, prove e tentativi continui e costanti con degli attori che
sono davvero bravissimi (su tutti, a mio avviso, Salvatore Striano) guidati dal
regista teatrale Fabio Cavalli che non conoscevo.
Il film inizia dalla fine. La fine di Bruto che viene aiutato
a morire e il saluto di tutti gli attori ad una platea entusiasta. Poi gli
attori che vengono piano piano riaccompagnati in cella e qui si capisce che si
tratta di carcerati.
La prima considerazione: avrei preferito non sapere nulla.
La prima scena è molto forte, intensa. Si passa dall'estasi della folla che
sfama con gli applausi gli attori alla solitudine della cella, dove quello che
resta è il ricordo e la propria mente.
Avrei preferito approcciarmi al film in silenzio, conoscere
solo il titolo e nient'altro. In realtà questo dovrebbe valere per tutti i
film. Purtroppo però ci si divide in generi, sottogeneri, trame,
partecipazioni, idee e soggetti. Ci si avvicina alla visione di un film solo
dopo aver letto la trama, quante stelle ha su IMDB o se è fresh oppure rotten.
Ecco, bisognerebbe andare a vedere alla cieca.
Una seconda considerazione: il carcere.
Non so cosa possa voler dire essere tenuti prigionieri
contro la propria volontà. Non nutro un grande rispetto per il sistema
carcerario del nostro paese. Non sono mai stato in prigione.
L'idea di base è che il carcere serva a riabilitare chi ha
sbagliato.
Anche su questo avevo dei dubbi. Avevo.
C'è gente che in galera ci finisce perché combina cazzate
gigantesche.
Spaccio, traffico di armi, prostituzione, truffa, rapina,
omicidio. Reati contro le persone. Contro il patrimonio.
Lo fanno per mille motivi. Alcuni sono motivi di origine
culturale, altri forse sono motivi di ordine naturale. Ci sono nati.
La tendenza è che sia la cultura a portare alla deriva.
Cultura nel senso di ambiente e valori e sistema culturale in cui uno cresce.
Pensare ad un criminale genetico è piuttosto fuori moda. E un po' è anche da
stronzi.
Dicevo che questo "Cesare deve morire" mi ha
scosso per un motivo semplice: in carcere ci sono delle persone. Non degli
elementi, dei casi, dei soggetti. Gente che magari è nata nel posto sbagliato.
Gente che è cresciuta vedendosi sottratto ogni diritto con la forza. E che è
cresciuta pensando che fosse quello il modo corretto di comportarsi in società.
Gente che magari ha del talento, forse anche del genio, ma
che è priva delle possibilità di partenza. Alla faccia del libero arbitrio. So che non si tratta di considerazioni particolarmente
profonde. Per molte persone è ovvio. Però per me non lo è. Sapevo anche prima
che in galera c'è della gente. Probabilmente della gente che se è li se lo
merita. Però capire la differenza sostanziale tra essere della gente ed essere
una persona, ecco, mi è servito.
Il film è bellissimo. Non mette al fuoco pipponi
moral/riabilitativi come ho fatto io in questo post e la potenza dei dialoghi
di Shakespeare esplode fino allo stomaco di chi ascolta, rendendo davvero superfluo
il colore.
Il film ha vinto l'Orso d'Oro del festival di Berlino ed è
circolato nelle sale italiane tipo per 10 giorni in tre o quattro cinema. Anche
su questo ci sarebbe da riflettere sull'intenzione riabilitativa delle carceri.
un film che può fare qualcosa viene praticamente censurato per esigenze
commerciali.
Chiudo con un grazie di tutto cuore ai fratelli Taviani, i
registi che a più di 80 anni hanno tirato fuori un qualcosa di stupendo.
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