venerdì 20 luglio 2012

Ready Player One




Ammetto che sono una persona influenzabile.
Diversi blog che seguo hanno parlato bene di Ready Player One (qui uno per tutti) libro di (fantascienza? tributo al gaming hard core? manuale di sopravvivenza ai possibili sviluppi del social network?) scritto da Ernest Cline, sceneggiatore alla sua prima esperienza di scrittura.

La trama in breve:
La trama in breve
nel 2044, la terra sta affogando in un clima geopolitico esasperato e prossimo al collasso. Crisi energetica, crisi economica, guerre, carestie ("cani e gatti che vivono insieme, masse isteriche..."cit). Le grandi masse disperate e scoraggiate che sopravvivono a stento hanno una sola via di fuga, l'Oasi, una versione ipersviluppata di un mashup tra WoW (non a caso questo acronimo tornerà nel libro) e Facebook. L'Oasi è il videogioco definitivo, un MMORPG senza limiti di giocatori, immenso che ospita migliaia di mondi con caratteristiche differenti. Da mondi cyberpunk a mondy fantasy, ambienti dove funziona la magia, altri dove funziona la tecnologia, altri dove si può combattere (PvP) e altri dove non è possibile.
L'accesso all'Oasi è gratis (ma il rischio è che non lo sarà sempre a causa degli interventi della IOI, perfida megacorporazione) e bastano un visore e un guanto per fuggire dalla realtà disgustosa e farla morire sacrificandola al fulgore della vera realtà virtuale. Perché sull'Oasi non solo si gioca, ma si conducono affari, si studia, ci si innamora e si lavora senza mai conoscersi di persona.
Il creatore dell'Oasi, un genio del gaming chiamato James Halliday, muore senza eredi e attraverso un messaggio lanciato a tutti gli utenti dell'Oasi afferma di aver organizzato un contest: chiunque risolverà una serie di indovinelli e scoverà l'Easter Egg nascosto nell'Oasi diventerà unico erede del suo impero multimiliardario.
Il libro narra le gesta di questa cerca.



Ora, il libro l'ho letto in tipo tre giorni.
Formato Ebook, rigorosamente in inglese (se leggere in inglese non vi crea impedimenti, posso tranquillamente dire che il linguaggio è semplice eccetto alcuni neologismi un po' ostici per i poco avvezzi al gergo del web). Dico che l'ho letto in tre giorni perché il libro ti fa letteralmente voltare le pagine. E' appassionante ed è un costante e continuo tributo alla cultura pop anni '80. Dai teen movies alla musica alla letteratura, alle produzione anime e manga e soprattutto al gaming. Perché Halliday è un genio ossessionato dagli anni '80 e tutti gli indizi per vincere il premio finale sono profondamente legati al decennio pop per eccellenza.

 



Che dire, non è il libro perfetto. Ci sono diversi elementi messi solo come citazione senza nessun riscontro nella trama e altri invece che saltano fuori al momento, quando servono senza mei essere citati prima. Alcuni personaggi sono molto stereotipati e sembrano saltati fuori da Harry Potter. Ci sono tutti i cliché del genere (mondo in crisi, multinazionali spietate, fuga dalla realtà) anche se in chiave piuttosto originale. Però è il primo libro che Cline scrive e si vede che c'è un bel lavoro di editing in diversi punti. Non annoia mai e il personaggio principale, Wade/Parzival, evolve in modo complesso.


Ernest Cline con la sua Delorean e la sua trappola
Cline è un esperto degli anni '80 e di tutto quello che hanno rappresentato. Un geek col pedigree per quello che riguarda la produzione videoludica. Il libro è una costante fonte di informazione per tutti gli appassionati del genere. Si citano mostri sacri come Galaga e Joust, Pac-Man, Black Tiger e moltissimi altri.
Però non è solo questo. Perché Cline si ferma a fare anche delle riflessioni piuttosto interessanti anche se non originalissime sul fenomeno dell'isolamento (hikikomori ma non solo), alienazione e stillicidio della realtà.
Bellissima la descrizione del sesso virtuale come "masturbazione computer assistita".

Insomma una fiaba a volte piuttosto cruda e tagliente ma che tiene il filone complessivo della fiaba.
Lascia un profondo segno nei geek come il sottoscritto e un senso contrastante tra il voler andare avanti a leggere e pentirsene perché finisce troppo presto.

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