Non sono un estimatore di frasi e concetti tipo "staccare la spina", "ricaricare le batterie", "rigenerarsi".
Un pochino perché l'analogia uomo-macchina mi è sempre stata sulle scatole e un pochino perché quando le ferie finiscono non mi sento ricaricato, rigenerato etc etc ma mi sento esattamente come ero prima di partire, con la consapevolezza che il tempo è scandito da fine settimana più o meno lunghi, ponti e feste comandate.
Ok, preambolo paranoico, ma il rientro dalle ferie, anche se brevi, anche se misere, mi rende sempre un po' triste.
Comunque, abbandonare la realtà milanese per raggiungere la famiglia al mare è sempre un bene.
Clima migliore, cibo migliore, niente sveglia, niente vita di corsa.
In pratica ho passato questi quattro/cinque giorni ad Alassio, che è una meta inflazionata e turistica.
Ma avere una bimba di pochi mesi limita fortemente gli spostamenti. E quindi ci si adagia al compromesso.
Ed è in questa piccola cittadina turistica che mi trovo a considerare l'umanità sotto una luce inaspettata.
Ora, come accennavo, provengo dalla metropoli meneghina, il che vuol dire che la maggior parte dei pregiudizi sono veri. Tutto di corsa, tuttosacrificato all'altare del "fare", scadenze, velocità.
Velocità.
E arrivo ad Alassio dopo una mattina spesa al lavoro a chiudere le ultime cose per non lasciare niente in sospeso. Manco curassi il cancro.
Comunque, densità di popolazione a tipo 20 persone per metro quadro, per la maggior parte turisti.
Esercizi commerciali prevalentemente legati alla ristorazione.
Prodotti in bella mostra. Industria dell'intrattenimento al risveglio per quella che si preannuncia una stagione complessa, vuoi per la crisi (ah, la crisi) vuoi per il tempo atmosferico.
Eppure una serie di cose mi hanno stupito, e qui le elenco:
Il mio cane e la disperazione di chi non può |
- la gente non si incazza mai. Ok, è vero che sono stato li solo qualche giorno, ma dati due fattori, cioè densità di popolazione e indole umana alla prevaricazione del prossimo, quantomeno un attimo di nervosismo avrei dovuto vederlo. Non parlo di risse con coltelli o cocci di bottiglia. Parlo di puro e semplice nervosismo. Niente. Ho assisitto a delle scene che a Milano avrebbero generato delle scenate tipo faide islamiche e che li niente di niente. Cioè macchine parcheggiate accazzo che impedivano l'accesso di autobus o il transito di un'ambulanza e nulla. La gente sorrideva, come potrebbero sorridere ad un festival hippy dopo uno scriteriato consumo di sostanze psicotrope. Anche questa cosa può sembrare scontata, eppure per un milanese non avvertire il nervosismo nell'aria è come mettere a tacere un organo di senso....come non sentire o non vedere, se rendo l'idea.
- Nel Caffé Roma i cani non possono entrare, ma i pappagalli si. Se ti chiami Hemingway, in particolare, il pappagallo te lo piazzano su un braccio, ci fanno un disegno e lo appicciacno sul muretto. Però per la mia modestissima opinione, ad uno come Hemingway è doveroso concedere di tutto. Non solo perché è uno che riesce a scrivere il close up della preparazione di una frittella creando ritmo e suspance come nessun altro, ma anche perché è stato per diversi anni il mio scrittore preferito.
- Federico Moccia è la prova che il Male esiste e che chi lo legge è un pirla. So che scrivere il nome di Moccia dopo quello di Hemingway trascende il concetto stesso di eresia, ma i lucchetti?
gli innamorati e i lucchetti, che cosa davvero romantica |
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