mercoledì 6 giugno 2012

Una settimana con Isaac


È passata circa una settimana dall’ultimo post scritto sull’onda del terrore.
Poi la situazione è peggiorata perché il lavoro mi ha praticamente assorbito tutto il tempo libero a disposizione. Il poco tempo rimasto, invece che impiegarlo per, che so, aggiornare il blog o leggere o fare sesso , l’ho speso giocando a un videogame. Il che non è necessariamente un male.
Il gioco in questione è un qualcosa che praticamente anche i sassi conoscono. Me ne sono tenuto lontano perché ho letto recensioni, commenti etc, etc che lo dipingevano come un capolavoro e bla bla bla, quindi da bravo hipster video ludico mi limitavo a storcere il naso e a dire…bha.
Piuttosto incoerente per uno che annovera tra i suoi videogame preferiti i pilastri del mainstream ma chissenefotte, la contraddizione è la forma più elegante di coerenza.
Vabbé vabbé, fatto sta che il tempo libero lo spendo giocando a the Binding of Isaac.





Cazzo.






Devo controvoglia ammettere che tutte le recensioni, i plausi e le scene di isteria collettiva riguardo a questo gioco non rendono giustizia. Il gioco è un capolavoro.
Per i pochi che non sapessero di cosa parliamo, the Binding of Isaac è un videogame indie sviluppato da Edmund McMillen (Spewer, Super Meat Boy) alla fine del 2011.

La trama è pressappoco questa:
Isaac è un bambino di quattro anni o giù di li che vive con la mamma, è felice, gioca spensierato mentre la mamma spende il tempo tra lanciargli occhiate amorevoli e seguire trasmissioni televisive a contenuto religioso. Un bel giorno la mamma di Isaac sente la voce di Dio (quello del Vecchio Testamento, per intendersi. Quello che trasforma la gente in sale, quello che manda i suoi angeli a compiere stragi, quello che cavalca i leviatani, quello che maledice intere popolazioni, quello che alla fin fine è una sorta di demone onnipotente) che mettendola di fronte alla crudeltà del mondo, le ordina di spogliare il figlio di tutti gli inutili beni materiali che sono la fonte di ogni male.
Detto fatto, la mamma spoglia Isaac, lasciandolo nudo e gli toglie ogni giocattolo. E poi, sempre su ordine di Dio lo isola in camera sua, per proteggerlo dal mondo peccatore.
Infine, trattandosi come accennato di un Dio non edulcorato dal Nuovo Testamento, chiede alla madre di uccidere Isaac. Il piccolo, spiando dal buco della serratura della stanza in cui era segregato, la vede avvicinarsi con un coltellaccio. Cercando disperatamente di fuggire, trova una botola nella quale scappa, finendo in dei sotterranei popolati da terribili creature. Dovrà farsi strada attraverso differenti livelli per giungere all’inaspettato finale.
Il gameplay a mio avviso ha due intuizioni davvero fiche:  livelli random compresi i boss che non capitano mai nella stessa sequenza e morte permanente. Se muori rinizi il gioco, da capo.  Ok, sono tutte caratteristiche Roguelike, però sti cazzi, riproporlo nel 2011 non era così immediato.
Ovviamente non si ferma a questo. In realtà TBOI è pieno zeppo di dettagli, rifiniture e colpi di genio da farlo salire di diritto in una delle migliori produzioni del 2011. E a quanto ho capito è fatto tipo in Flash.
Non conosco molti giochi a sfondo religioso cristiano, se escludiamo i vari Assassins Creed e Dante’s Inferno che però non colgono un paio di elementi in modo così preciso come TBOI, la doppia faccia di una religione estremamente cupa e sanguinaria e la sottile differenza tra fede e follia.
La mamma di Isaac è pazza oppure è davvero la voce di Dio a parlarle? Nel Vecchio Testamento ci sono moltissimi esempi di richieste di sacrifici umani anche tra consanguinei  e di vendetta. Il sacrificio di Isacco ad opera di Abramo ne è solo l’esempio più famoso.  I mostri che popolano i sotterranei della casa poi incarnano simbolicamente quello che la religione cristiana rappresenta: sprite dall’aspetto tenero ed innocente almeno finché non attaccano, diventando un intrico di zanne, bava, vomito e sangue.
Charger.png
Il crawler prima di attaccare
Menzione sul piccolo protagonista: Isaac è un bambino, la sua arma sono le lacrime. Le sue paure sono quelle di un bambino. Nei passaggi tra un livello e l’altro si vede Isaac tormentato dai ricordi. Alcuni fanno sorridere, come quando il piccolo si trova seduto sul cesso e la carta igienica è finita. Altri sono tristi, come quando gli vengono abbassati i pantaloni dai bulli della scuola mentre regala un mazzo di fiori ad una sua compagna. Altri fanno inorridire, come quando Isaac è in piena crisi di panico perché è stato rinchiuso in un baule. È possibile sbloccare altri personaggio giocabili, tutti con nomi vecchio/nuovo testamentiani come Cain, Magdalene, etc.
TBOI è difficile, nel senso che la difficoltà del gioco è piuttosto elevata e la morte permanente può essere frustrante. È difficile anche per i temi trattati. La grafica stilizzata non alleggerisce le tematiche rabbiose, complice anche un sottofondo musicale coinvolgente e quanto mai azzeccato nella sua ossessiva ripetitività. E dà dipendenza.  Ogni partita finita spinge a volerne fare un’altra, anche “solo l’ultima e poi vado a letto che sono le tre del mattino e domani lavoro”. 

Per approfondire tutti ma proprio tutti i segreti di questo gioiello, c'è una wiki molto ben fatta qui

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